Testo criticoMarisa González

Fin dagli anni Settanta l’artista spagnola Marisa González (Bilbao, 1943) è stata una pioniera nell’uso di nuove tecnologie. Dopo essersi laureata al Dipartimento sistemi generativi della School of the Art Institute di Chicago – fondata da Sonia Sheridan – l’artista ha proseguito gli studi alla Corcoran School for Art and Design di Washington sotto la guida della pioniera femminista Mary Beth Edelson. In quegli anni ha sviluppato la serie fotografica Violencia Mujer (1975–76), in cui affianca un’indagine sulla violenza sulle donne al proprio profondo interesse per il riciclo e il pensiero ecologico. Partendo dalla fotocopiatrice, González ha costantemente esplorato le possibilità creative delle nuove tecnologie, inclusi video, fax e i primi strumenti di alterazione digitale, dai quali era attratta per il loro potenziale comunicativo e la loro capacità di distorcere, sminuire, accumulare e distribuire informazioni in una nuova società che dipendeva in misura sempre maggiore da questi flussi.

Nella serie presentata ad Artissima La Descarga (1975–77), González riutilizza le immagini di Violencia Mujer che ritraggono la rimessa in scena, in un workshop femminista tenuto con colleghe universitarie, di foto di giornali che raffigurano donne sottoposte a violenza – in particolare durante il regime di Pinochet. L’artista ha manipolato queste foto servendosi di una fotocopiatrice e trasferendole in immagini in bianco e nero fortemente contrastate su carta all’acetato per termofax. Le copie sono state prodotte in strisce con immagini ripetute e vibranti sfondi monocromi che attraverso il loro contrasto ritmicamente pulsante amplificano il senso di brutalità e disperazione.