Testo criticoInji Efflatoun

Figlia di una madre single e cresciuta nel milieu della classe dirigente militare egiziana, Inji Efflatoun (Il Cairo,1924–1989) è stata un’autorevole pittrice femminista. In gioventù ha svolto un ruolo attivo nei circoli marxisti, esplorando attraverso i suoi dipinti il potenziale politico del surrealismo. Ha debuttato con il gruppo surrealista Art et Liberté, una coalizione ribelle di avanguardie egiziane che avevano assunto il surrealismo internazionale come modello di resistenza antifascista. L’affermazione del ruolo delle donne nella vita nazionale è stata al centro della sua lotta contro l’imperialismo, e la sua opera, ricca di valenze psicologiche, è diventata un’espressione diretta delle sue convinzioni politiche. Spesso focalizzati sulla coscienza di genere e di classe, i soggetti privilegiati dei suoi dipinti sono le donne, il lavoro e i paesaggi rurali. Per la sua partecipazione al partito comunista egiziano è stata condannata a quattro anni di detenzione, durante i quali ha continuato a dipingere con qualsiasi materiale avesse a disposizione. I suoi dipinti si spingono ben oltre le aspirazioni politiche e, come ha dichiarato lei stessa, sono concepiti per “vibrare di vita”. Dopo i lavori degli anni Quaranta e Cinquanta ispirati al surrealismo, la sua opera ha assunto un tono più maturo e lirico, con una tavolozza idiosincratica e una figurazione ridotta all’essenziale, al limite della dissoluzione nell’astrattismo. Questi dipinti sono caratterizzati da colori trasfigurati e vibranti, applicati sulla tela con spesse e rapide pennellate isolate. Negli ultimi lavori la luce che emerge dalla tela bianca acquista prominenza, conferendo alle scene bucoliche un inquietante senso di nostalgia.